Il reddito reale di un medico di base in Italia è un tema complesso spesso oggetto di miti e malintesi. Questa professione, nota tecnicamente come medico di medicina generale (MMG), rappresenta uno dei pilastri della sanità pubblica, garantendo l’assistenza primaria a milioni di cittadini. Tuttavia, analizzare le cifre effettive è fondamentale per comprendere quanto sia distante la percezione comune dalla realtà dei dati annuali e mensili, considerando sia il lordo sia il netto dopo spese, tasse e contributi.
Retribuzione media: i dati aggiornati tra lordo e netto
Il compenso medio di un medico di base in Italia, secondo i più recenti dati del 2025, si attesta su uno stipendio annuo lordo che oscilla tra 70.000 e 100.000 euro, ma non mancano situazioni in cui si raggiungono cifre superiori, soprattutto con il massimo numero di pazienti consentito per legge. In media, quindi, si tratta di circa 85.000 – 90.000 euro lordi annui . Questo posiziona i medici di base ben al di sopra della retribuzione media nazionale (+156%), ma questa cifra non corrisponde allo stipendio reale mensile “in tasca”.
Il reddito netto annuale, ovvero quello che resta realmente a disposizione dopo imposte (IRPEF), contributi previdenziali ENPAM (17–24%) e spese professionali, si riduce considerevolmente. Nella maggior parte dei casi, il medico di base arriva a trattenere il 45%–50% del lordo . Su una base di 80–100 mila euro lordi, il netto annuo varia infatti tra 40.000 e 50.000 euro, che equivale a circa 3.000–4.000 euro netti al mese. Nei primi anni di attività si parla di cifre nell’ordine di 2.500–3.000 euro mensili netti, mentre i più esperti e “massimalisti” possono superare i 6.000 euro netti nelle condizioni più favorevoli .
Come si calcola lo stipendio: quote, pazienti, variabili
Il guadagno di un MMG dipende da molteplici fattori, il principale dei quali è il numero di assistiti in carico. La remunerazione avviene secondo un sistema a quota capitaria, che prevede una cifra fissa per ciascun paziente. Nel 2025, la quota per assistito è di circa 44 euro annui a paziente . Così, un medico con 1.000 pazienti riceve una quota di 3.440 euro mensili; con 1.500 pazienti, la cifra cresce notevolmente.
Oltre alla componente fissa, esistono indennità aggiuntive per:
- cure a pazienti con più di 75 anni o meno di 14 anni, che necessitano di maggiore assistenza
- attività aggiuntive richieste dall’ASL (ad esempio, la gestione di alcune patologie croniche)
- reperibilità o servizi extra in aree carenti
Questi elementi fanno oscillare sensibilmente il guadagno complessivo. Bisogna però considerare che la professione di medico di base non è un lavoro dipendente dal Sistema Sanitario Nazionale, bensì una libera professione convenzionata. Questo comporta una serie di costi di gestione a totale carico del medico stesso.
Costi nascosti e spese professionali: ciò che riduce il netto reale
Uno degli errori più comuni nella valutazione dei guadagni di un medico di famiglia è trascurare le numerose spese professionali e gli oneri fiscali. Infatti, dal lordo vanno sottratti:
- Affitto e utenze dello studio
- Segreteria e stipendi di personale amministrativo
- Software gestionali sanitari e strumentazione medico-diagnostica
- Spese per corsi di aggiornamento obbligatori
- Contributi ENPAM e imposte IRPEF, spesso su scaglioni elevati
Queste voci possono arrivare a decine di migliaia di euro all’anno. Ad esempio, i contributi previdenziali possono assorbire il 17–24% del reddito, mentre le spese fisse di studio e personale variano ampiamente ma devono essere sostenute indipendentemente dal numero di pazienti.
A tutto ciò si aggiunge l’imposizione fiscale nazionale, che, considerando la progressività dell’IRPEF, comporta il pagamento di imposte anche consistenti sulle fasce più alte del reddito.
Variazioni regionali, prospettive e realtà del settore
Il compenso effettivo varia in base anche alla regione di lavoro e alle caratteristiche dell’area geografica. In alcune regioni settentrionali, dove il costo della vita e la domanda di medici sono più elevate, le retribuzioni medie possono superare la media nazionale mentre nel Sud si assiste generalmente a numeri inferiori, anche per la maggiore presenza di medici rispetto ai pazienti disponibili .
Il sistema a massimale impone comunque un limite: ogni medico può seguire, per legge, un massimo di circa 1.500-1.600 pazienti. Ne deriva che, salvo casi particolari, il tetto massimo di reddito è noto e pianificabile. Va sottolineato, però, come la pressione burocratica, amministrativa e clinica sia considerevole: la cura degli assistiti, la compilazione di pratiche, la gestione dello studio e la partecipazione a continui corsi di aggiornamento rendono questa una professione impegnativa e totalizzante.
Le prospettive future
Negli ultimi anni si è assistito a una riduzione del numero di medici di medicina generale per il mancato ricambio generazionale, aumentando così la possibilità per i neo-inseriti di acquisire più pazienti. Tuttavia, le politiche sanitarie e i tagli alla spesa pubblica pongono incertezza circa le prospettive di aumento dei redditi nei prossimi anni . È importante considerare che, a fronte di un buon tenore di vita, le responsabilità e il carico lavorativo restano elevatissimi.
Confronto con altre carriere mediche
L’analisi comparativa con le altre professioni mediche evidenzia come la retribuzione dei medici di base sia mediamente più alta della media dei lavoratori italiani, ma, a parità di anni di studio ed esperienza, generalmente inferiore rispetto alle specialità cliniche più ambite e ai ruoli dirigenziali ospedalieri, dove si possono raggiungere cifre superiori ai 120.000 euro annui lordi (). Tuttavia, il medico di base gode di una maggiore autonomia e, spesso, di orari meno gravosi rispetto a molti reparti ospedalieri.
Dal punto di vista della professione medica nel suo insieme, la scelta di esercitare come medico di medicina generale rimane tra le più apprezzate per la possibilità di stabilire un rapporto continuativo con i pazienti, pur richiedendo grande versatilità e resilienza.
In definitiva, il guadagno reale di un medico di base è il risultato di molteplici incognite e spese spesso taciute al grande pubblico. Se da una parte le cifre lorde possono apparire considerevoli, al netto di oneri fiscali, previdenziali e di gestione, il reale potere d’acquisto rimane elevato, ma ben distante dalla percezione comune di una “categoria d’oro”.