Onorari degli architetti: ecco le tariffe reali che spesso non ti dicono

Nel panorama professionale italiano, il tema degli onorari degli architetti rappresenta uno degli aspetti più discussi sia tra i professionisti che tra i clienti. Comprendere nel dettaglio le tariffe effettivamente applicate oggi, in un contesto spesso poco trasparente, è fondamentale per evitare malintesi e per orientarsi consapevolmente nell’ambito delle prestazioni tecniche. Da quando le tariffe obbligatorie sono state abrogate, i parametri di riferimento si sono fatti più complessi e la concorrenza ha condotto a un’ampia variabilità dei compensi.

Normativa e abrogazione delle tariffe minime

Per decenni, la Legge n. 143/1949 ha sancito le tariffe obbligatorie per le prestazioni di architetti e ingegneri, rappresentando il riferimento normativo principale fino agli anni 2000. Con l’entrata in vigore del Decreto Legge 1/2012, convertito in legge nel marzo dello stesso anno, tali tariffe sono state definitivamente abolite. Questa svolta ha introdotto una maggiore libertà contrattuale, vietando agli Ordini di fissare compensi minimi e lasciando ampio margine sia ai professionisti che ai clienti nella definizione del prezzo delle prestazioni da inserire in contratto.

Lo scenario che ne è derivato ha visto, in molti casi, una corsa al ribasso, con offerte al di sotto del valore effettivo del servizio. Tuttavia, per garantire un riferimento oggettivo nei casi di liquidazione giudiziale dei compensi e nelle gare di appalto pubbliche, è stato emanato nel luglio 2012 il D.M. 140/2012, che illustra alcuni parametri tecnici utilizzabili dai giudici o dalle stazioni appaltanti in assenza di accordo tra le parti. In particolare, per i servizi pubblici, il cosiddetto “Decreto Parametri Bis” del 2013 fornisce linee guida per la determinazione dei corrispettivi a base di gara.

Come si calcola la parcella: i metodi realmente utilizzati

Nel regime attuale, in assenza di tariffari obbligatori, gli architetti adottano diversi criteri per la determinazione dei compensi. I principali metodi sono:

  • Onorario a percentuale: si basa su una percentuale commisurata al valore complessivo dell’opera o dell’intervento progettuale. In linea generale, tale percentuale oscilla tra il 6% e il 9% dell’importo dei lavori. Ad esempio, se la ristrutturazione di una casa costa 100.000 euro, il compenso complessivo per la progettazione e la direzione lavori potrebbe aggirarsi tra i 6.000 e i 9.000 euro. Questo metodo è particolarmente diffuso per incarichi di progettazione completa e direzione lavori, specialmente nel settore privato.
  • Compenso a corpo: indicato per attività molto circoscritte o ripetitive, prevede una cifra fissa stabilita preventivamente per ogni specifica prestazione (es. una pratica edilizia, una direzione lavori parziale, una consulenza senza sopralluogo).
  • Compenso orario (a vacazione): si applica nei casi di attività non facilmente quantificabili a priori o di consulenze. Non esistono limiti minimi di legge, ma storicamente si fa riferimento ai vecchi importi, ad esempio circa 56,81 euro per ora di attività dell’architetto, anche se nella pratica queste cifre possono aumentare o diminuire a seconda del contesto.

Questi metodi possono anche essere combinati: spesso i professionisti concordano tariffe a corpo per le pratiche amministrative e percentuali per la progettazione, variando in base alla complessità e alla richiesta effettiva del committente.

Le reali tariffe applicate oggi: cifre e variabilità

Se ci si domanda quali siano, in concreto, i compensi medi richiesti dagli architetti in Italia oggi, bisogna tenere conto di una fortissima variazione in funzione di diversi fattori, tra cui:

  • Zona geografica: nei grandi centri urbani o nelle aree a maggior valore immobiliare (come Milano, Roma e Torino), gli onorari tendono a essere sensibilmente più alti rispetto alle province minori.
  • Esperienza e reputation del professionista: studi affermati o con un elevato livello di specializzazione applicano tariffe più alte rispetto ai giovani architetti o ai professionisti ancora poco conosciuti.
  • Tipologia di incarico: incarichi complessi (ristrutturazione integrale, progettazione di ville di pregio o interventi su edifici storici) comportano tariffe generalmente più elevate rispetto a pratiche standardizzate.

In linea generale, le richieste per un progetto residenziale medio oscillano tra il 3% e il 7% del valore dei lavori per sole attività di progettazione, percentuale che può arrivare fino al 10% se si include anche la direzione lavori e altre prestazioni accessorie. Le pratiche abitative standard (CILA, SCIA, sanatorie) sono spesso quotate a corpo: mediamente dai 600 ai 1.500 euro per singola pratica, a seconda della complessità e del comune interessato.

Per la progettazione di interni o piccole consulenze, la parcella oraria applicata può variare dai 40 ai 120 euro, spesso con una soglia minima di due o tre ore da fatturare.

Luci e ombre della liberalizzazione: rischi e opportunità

Dalla liberalizzazione dei compensi si è creata una situazione di mercato molto frammentato. Da un lato, ciò ha favorito la competitività e ha permesso ai committenti di accedere talvolta a tariffe molto convenienti. Dall’altro, sono aumentati i rischi di sottocompensazione, ovvero onorari molto bassi che possono riflettersi su qualità e tempi di esecuzione delle prestazioni professionali.

Questa dinamica ha riacceso il dibattito sull’opportunità di tutelare il cosiddetto equo compenso; diversi ordini professionali spingono per una regolamentazione minima, supportata anche da interventi legislativi volti a garantire almeno un livello di compenso orientato alla qualità e alla dignità del lavoro svolto.

Le differenze con il resto d’Europa

Il modello italiano non è un unicum. In molti Stati europei, infatti, non sono previsti tariffari obbligatori vincolanti: esistono solo linee guida indicative, come accade ad esempio in Regno Unito, dove il Royal Institute of British Architects pubblica ogni anno una guida agli onorari di riferimento. Tuttavia, l’esperienza estera evidenzia anche l’utilità di fornire parametri trasparenti perché sia committente che professionista possano stimare il costo congruo per i servizi richiesti.

Per chi desidera incaricare un architetto oggi in Italia, il miglior approccio resta quello di richiedere sempre una preventivazione dettagliata: questa deve elencare tutte le voci relative alla progettazione, alle pratiche edilizie, ai sopralluoghi, ai rapporti con gli enti pubblici e (se previste) alla direzione lavori. Importante infine verificare che ciascun preventivo sia coerente con il livello di servizio, confrontando le varie offerte non solo in termini di prezzo ma anche di contenuto.

Affidarsi a un professionista serio e trasparente nella definizione dei compensi resta la strategia più efficace per garantirsi lavori di qualità e soprattutto tutelare i propri interessi, evitando sorprese e incomprensioni durante l’evolversi dell’incarico.

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